la speranza

la speranza

La speranza. Parola abusata. Sgualcita. Di quelle che a forza di dirle hanno perso il loro significato. Speranza.        Speranza.                Speranza.

Nella vita spesso capita che gli imprevisti ci sorprendano. Nel mio caso, la malattia mi ha colto alla soglia dei 30 anni. Tutto pensi a quell’età, tranne che la vita possa sfuggirti di mano. Anzi, si ha quasi la percezione di non aver cominciato ancora  a viverla veramente. Di non averla ancora afferata. Di non essere riuscito a veder materializzarsi uno solo dei propri sogni, foss’anche l’indipendenza economica dalla propria famiglia. E invece, improvvisamente, ti tocca  affrontare un mostro molto, molto più grande. Che riduce di molto le nostre opzioni, ma che ci permette di mettere a fuoco le cose. Di posizionarle per un attimo nel giusto ordine.

Non succede subito però. Per quanto mi riguarda, dopo aver sentito per la prima volta pronunciare la parola leucemia, il mio primo pensiero è stato il vuoto. Il secondo la confusione. Il terzo, il quarto e il quinto la paura. Una paura totalizzante, solida, elettrica e paralizzante. Soltanto dopo si inizia il viaggio. All’inizio la routine ospedaliera è fondamentale per riprendere la padronanza delle proprie azioni e il contatto con il proprio corpo. Pochi sanno che cosa è in grado di sopportare questo involucro che spesso trascuriamo. Ed è da lì, dalle prime risposte che sentiamo sotto la pelle, dalle cure che si mischiano con il nostro sangue, dalla risposta inattesa dei nostri tessuti, dei nostri organi, delle nostre ossa che comincia la riscossa della nostra anima. E’ lì che il vero motore della nostra guarigione si mette in moto. E’ lì che senti arrivare la speranza.

Quando sei tu in prima linea a vivere tale percorso, non ti rendi conto di molte cose. Prima fra tutte quanto la speranza, l’amore delle persone a te vicine, la consapevolezza dell’essenziale aiuti il processo in atto dentro di te. Non ti vedi cambiare. Ma alla fine del viaggio ti scopri diverso. E non per forza migliore.

Sabrina è cambiata molto da quando ci siamo conosciuti. Il suo corpo, il suo viso, i suoi occhi. Persino i suoi silenzi sono cambiati. E’ tanto doloroso quanto straordinario vedere quante risorse abbiamo dentro, tutti, tutti quanti noi. Quanto sia difficile piegare la volontà e la speranza di un essere umano determinato. Illuminato dalla speranza. Ogni tanto ci torno su, perché è sempre facile, troppo facile, dimenticare nella quotidinità.

Ieri Sabrina si è alzata dal letto. Si è seduta vicino ad Elisa. Vi immagino guardare fuori, in una delle poche giornate di sole che ci ha riservato questo freddo aprile. La primavera è dentro di te, amica mia. Ti sta aspettando anche lei. Ti abbraccio forte.

1 Commento

  1. Asi 11 anni fa

    Ciao Caggia …..
    E’ da qualche giorno che non ci scriviamo e mi sembra un’eternita’…. Grazie alle parole scritte da Lucio so che ti sei alzata…… Non vedo l’ora di riabbracciarti mio dolce angelo….. Io continuò a pregare il Signore e so che la speranza cresce ogni giorno di più’ e che tu lentamente ti stai riprendendo e io ti sto aspettando ……
    Ieri dal nulla., la mia Emma ha detto : mamma…..ma Sabrina quano viene qui? È io le ho risposto: molto presto,,,,
    Ti aspettiamo ….
    Asi.

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