TI DICO CIAO

TI DICO CIAO

E’ che alla fine si danno un sacco di cose per scontate quando sei “dentro”, senza renderti conto che il mondo non sa niente di chemioterapie, reparti, aplasie, neutrofili e quant’altro. Quindi tocca fare un mini-riassunto della situazione, velocissimo ma credo essenziale. Probabilmente sarò impreciso e incompleto ma chissene…

Sia io che Sabrina quando ci siamo ammalati di leucemia non sapevamo neanche cosa fosse la chemioterapia. Neppure come fosse fatta: se si prendesse per bocca o se fossero dei raggi strani o ancora la pozione di Asterix ed Obelix. Abbiamo scoperto che non era niente di tutto questo. Prima di tutto ci hanno messo un bel catetere venoso centrale, che è una sorta di oggetto che si infila sottopelle poco sopra il petto e fa in modo che tutte le medicine o soluzioni fisiologiche varie che bisogna assumere durante la cura, possano entrare nel tuo corpo da una via più larga e comoda piuttosto che da una piccola vena nel braccio, così tutto parte con operazione chirurgica  piccola, piccolissima, ma molto impressionante per chi la subisce anche perché vicina al cuore.  Poi inizia la cura e ti attaccano i farmaci chemioterapici che, oltre ad essere indispensabili per farti guarire, hanno una tossicità molto elevata e richiedono una continua reidratazione del corpo, in maniera tale che tu possa espellere – attraverso la pipì essenzialmente – tutte le residue tossicità di queste sostanze. A seconda dei vari cicli, la durata di queste infusioni varia dai 4 ai 7 giorni, dopodiché si aspetta. Cosa?! Che la chemio faccia effetto e ti azzeri il midollo, si entra quindi lentamente in aplasia, cioè in una condizione caratterizzata dall’assenza di globuli bianchi. Senza di essi vengono a mancare le difese immunitarie essenziali: ecco perché si è costretti a sottoporsi a questa cura all’interno di stanze protette, in isolamento, potendo ricevere solo le due o tre persone scelte al momento del ricovero, le più vicine, le uniche visite al giorno, a parte infermieri e medici. Ci si trova esiliati dalla propria vita  in un regime di strettissimo controllo. Senza il midollo siamo completamente sguarniti da eventuali attacchi di infezioni – un banale raffreddore può diventare un grave problema – e per evitare rischi si è costretti a queste devastanti limitazioni, le poche persone che vedi hanno camice, mascherina e cuffia…sono mascherate e non possono toccarti, l’unico contatto è attraverso lo sguardo…del quale si può riscoprire  infinite volte la forza e la potenza.

Questo è l’universo di cui stiamo parlando. Queste stanze. Queste giornate interminabili e piene di fantasmi. Questi continui prelievi, somministrazioni di antibiotici, sterilizzazioni. Paure…ma anche e soprattutto speranza.

Sabrina di questi cicli ne ha affrontati molti. Sabrina è stanca. Perché ogni volta che questi farmaci ti entrano dentro si mangiano un po’ della tua anima oltre che del tuo corpo. Ora è arrivata all’ultimo ciclo, quello che viene chiamato trattamento pre-trapianto. Una chemioterapia con farmaci diversi da quelli che ha fatto fin’ora, in dosi massicce ed incazzate. Oggi era molto, molto stanca. Di una bellezza sfinita.

Ma Sabrina ha un’obiettivo: il trapianto. Un giorno della prossima settimana un uomo in un’altro posto nel mondo si farà prelevare una sacca  contenente tante arzillissime cellule staminali, partirà un aereo che atterrerà in Italia e lo stesso giorno quelle meravigliose cellule staminali verranno re-infuse nel corpo di Sabrina.

Oggi quindi ci siamo salutati, poiché nei giorni precedenti al trapianto è bene essere prudenti e selezionare ulteriormente le visite. Lei ha bisogno dei suoi angeli custodi vicino. Io, noi, tifiamo da un po’ più lontano. Allora mi ha salutato: “Ti dico ciao – mi ha detto – e ti dico che ci parliamo bene, BENE, quando sarò tutta nuova”. L’ ho salutata anch’io, dicendole che le volevo bene e ci siamo un po’ commossi.

Io lo so che andrà tutto bene.

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